giovedì 19 maggio 2016

La storia del topo cattivo - un argomento non facile

Spero che abbiate già sentito parlare di Bryan Talbot, abilissimo fumettista inglese old school, si potrebbe dire anche uno dei maggiori fumettisti inglese, nonché maggiore esponente del fumetto underground che ha ispirato altrettanti suoi colleghi, un maestro che sa gestire benissimo il suo media e che si rinnova sempre di storia in storia facendosi notare sia con graphic novel che incursioni nelle più disparate testate (più notoriamente in DC).Ma quando un autore del genere si cimenta in una delle sue storie più atipiche, cosa succede?
una cosa è sicura viene fuori uno dei fumetti più controversi che abbia mai letto, spiazzante nella sua chiarezza.
"La storia del topo cattivo" di Bryan Talbot, pubblicato per dark horse nel 1994, è un fumetto strano di quelli di cui non sapresti dire di cosa parla guardandone semplicemente la copertina, ancora più strano è lo scoprire di cosa parla, scoprire che parla di un argomento spinoso e delicato come l'abuso su i minori.
 
Autoritratto del maestro
La storia si apre con Helen la nostra protagonista, che fuggita di casa per gli abusi del padre si ritrova a vivere per strada mendicando e dormendo su i marciapiedi, con al compagnia del suo fedele topo unico compagno di vita, infatti la ragazza è ripugnata dal resto delle persone e gli risulta difficile rapportarsi con gli altri, la storia si svilupperà in un viaggio on the road sulle orme della sua ispiratrice Beatrix Potter (scrittrice e illustratrice popolare di racconti su topini e coniglietti), un viaggio nell'elaborazione del trauma, infatti l'opera si divide in tre parti: città, strada e campagna, che gradualmente seguiranno anche un percorso di elaborazione e meditazione su gli abusi subiti, il tutto intervallato da flashback neri e dolorosi durante il periodo degli abusi, fino a trovare il confronto, quindi un percorso sia fisico che mentale per pacificarsi
Helen nel suo viaggio troverà sia esperienze sgradevoli e che sottolineano la decadenza morale, sia esperienze umane che le daranno speranza nel prossimo.
Talbot analizza in modo stupendo le diverse fasi dell'evoluzione della protagonista, inizialmente ci mostra una ragazza distrutta, magra con i capelli cortissimi, privata di qualsiasi aspetto femminile, tanto da essere scambiata per un ragazzo, che non proferisce parola fuorché al suo topo di compagnia, diffidente e chiusa e assediata da allucinazioni, mentalmente demolita tanto da non trovare il coraggio di suicidarsi, che si condanna dicendo di essere diversa "un topo cattivo" perché fuggita dagli abusi del padre a cui crede di aver ingiustamente disubbidito.
Il suo vagabondare è interrotto da un gruppo di teppisti di strada, che una notte aiutandola dalle molestie di un vecchio lord la ospitano nella loro casa occupata, qui farà la conoscenza di un giovane musicista di strada, il rapporto tra i due si infittisce oltre l'amicizia, ma Helen permeata dal trauma non saprà mantenere la relazione e rifiuterà l'amore del musicista, ma nonostante il rifiuto Helen si aprirà a una relazione di amicizia rigenerante, tanto da riprendere a disegnare i soggetti dei libri di Beatrix Potter sua passione nascosta che aveva accantonato.
Ma il fragile equilibrio si spezza quando il suo fedele topo da compagnia viene ucciso da un gatto randagio, presa dallo sconforto fugge verso il lake district (regione montuosa nel nord dell'Inghilterra) luogo di nascita della sua amata scrittrice, qui riuscirà a trovare un lavoro in un agriturismo, gestito da due simpatici pensionati che la ospiteranno e le daranno un affetto sano e sincero, questo momento di respiro concederà alla protagonista il momento perfetto per elaborare la situazione, per calibrare i pensieri e pacificarsi, dal suo pensiero iniziale riuscirà a condannare l'errore del padre, fino ad arrivare al confronto con l'artefice stesso del suo dolore, in uno dei finali più inaspettati e reali dell'opera, niente vendette machiavelliche o processi vistosi e strappa lacrime, ma bensì un confronto a parole, in uno dei dialoghi più tangibili e chiarificanti nel mondo del fumetto, dopo la conversazione Helen cosi potrà separarsi dal trauma ma non cancellarlo, imparerà a convivere con "il topo cattivo".
L'autore si rifa molto a citazioni di cultura popolare inglese, in primo luogo a Beatrix Potter che può essere quasi vista come un guida spirituale nel viaggio della protagonista, arrivando addirittura a scrivere una storia fittizia dell'autrice inserita nel volume, simbologie particolari stanno anche dietro ai topi (protagonisti delle favole della stessa) che l'autore esalta anche attraverso il fascino che Helen attribuisce a questi animali, arricchendo l'opera di leggende popolari come quella del "re dei ratti"e risolviti storici su tali, ma in primo luogo questi animali rappresentano il trauma della protagonista, infatti in alcune delle tavole più raccapriccianti il padre è rappresentato come un gatto infernale che si nutre di Helen un topo indifeso, il topo rappresenta anche il peso del trauma, dopo la morte del suo topo da compagnia la protagonista lo vede come un allucinazione, un grande topo nero che la segue, il "topo cattivo" che non può dimenticare.
Le tavole sono di una chiarezza ed espressività impressionante, il tratto è definito e con la giusta quantità di dettagli, il colore si alterna tra prevalenza di chiari durante il viaggio e scuri e rossi tenebrasi nei flashback oscuri, Talbot imposta le tavole in modo scenico e astuto, le vignette sono spesso poche, grandi e ampie, ad esclusione delle pagine dove usa il focus su i dettagli disseminando vignette con piccoli particolari, con un fuori programma molo gradito durante "il confronto" in cui l'autore fa delle sequenzialità un virtù senza pari, concludendo lo stile di Talbot in quest'opera è chiaro, definito e d'impatto.
Consiglio questa storia a chiunque sia abbastanza maturo da affrontarla, e voglia qualcosa di abbastanza complesso, una lettura impegnata che fa ragionare.
l'angolo della citazione "L'amore ti da piacere. Sicurezza. L'amore non ti stritola, non ti porta a odiarti a provare disgusto di te stesso. Non ti annebbia la mente. Non ti riempe di paura. Non ti fa venire il voltastomaco. [...] Io mi fidavo di te! E tu mi hai rubato l'infanzia!"-da uno dei confronti che non potrò mai dimenticare.
-Bad Facu

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