venerdì 20 maggio 2016

La macchina umana - incubo formato ufficio

E Dylan Dog fa colpo un altra volta, tra parabole discendenti e storie da oscurare in questo famigerato nuovo corso, ecco un altra perla un altro albo da salvare nei must moderni, un altra storia che fa ben sperare il piccolo Dylan-fag dentro di me, un Dylan poco rappresentato di quelli che non trovi ogni mese in edicola (anche se effettivamente in edicola stava), è il caso dell'intraprendente "la macchina umana".
La copertina dell'albo
Partendo dall'incipit il successo è assicurato, formula che già si applicava al vecchio indagatore è quella degli incubi di tutti i giorni, dove l'incubo peggiore è come arrivare a fine mese e il mostro più spaventoso il capo che chiede le pratiche.
L'albo si basa su un semplice what if.
Cosa succederebbe se Dylan fosse un normale impiegato d'ufficio in un'azienda che sfrutta i dipendenti con turni disumani e pressioni continue?
La risposta è semplice e realistica: niente, Dylan è solo un altro impiegato che non ce la fa più, che ha voglia di cambiare tutto, di farsi rivalutare in un sistema che lo sta inghiottendo, ma che a sua volta dipende dal sistema stesso e non può fare altro che convivere con stress, stanchezza e difficoltà economiche.
Alessandro Bilotta inoltre si dilunga a descrivere un sistema globalizzato in cui Dylan stesso si fa sovvraffare dalla voglia di comprare oggetti inutili, di indebitarsi per cose di cui non ha bisogno, di farsi tentare dai saldi al centro commerciale, un sistema in cui il lavoratore stesso non lavora più solo per bisogno di sopravvivenza, ma per soddisfare le mancanze provocate dall'ultra lavoro con l'acquisto di oggetti ,che in questo volume sono prodotti dalla stessa azienda che dà lavoro agli impiegati, un perfetto cerchio che si chiude con il lavoratore/consumatore, un loop che usura la persona e la trasforma in macchina arricchendo un élite di managers che sta al vertice dell'azienda, per l'impiegato non c'è pausa, non c'è riposo, bisogna essere efficienti, flessibili e sopratutto dei perfetti macchinari che non diano troppi problemi.
Preoccupante la figura del superiore, un personaggio scaltro e infido che vive nella tranquillità e cerca di essere tranquillizzante anche mentre annuncia lunghe ore di lavoro extra o licenziamenti. Una figura malvagia che si compiace per la sorte avversa che i suoi impiegati soffrono, che ha sempre la risposta giusta per zittire chi accusa lui o la sua amata azienda; quest'ultima vista come famiglia, madre, padre, unico obiettivo da mantenere nella vita sia per l'impiegato che per il manager.
Un dio intoccabile a cui si deve tutto.
Particolare anche il mosaico di personaggi di questa storia, ogni dipendenti è un istantanea di un lavoratore tipo, da chi è ossessionato dalle bollette a chi per accaparrarsi la benevolenza del capo segnala chi dorme, tra l'altro in questo ufficio non vi è molto affetto tra dipendenti, prevale un atmosfera di sfida alla scalata sociale.
Ma cosa ci azzecca Dylan in tutto questo quadro? È solo un altro ingranaggio dell'azienda, per lui non c'è nessun grande caso da risolvere, nessun mistero da svelare, anzi per un piccolo ritardo passera giorni interi su pratiche, e tornato a casa lo aspetterà il suo fedele compagno di disavventure Groucho, che è ormai in procinto di diventare la casalinga perfetta.
Altro segno rivelatore del cambiamento è proprio il rapporto tra Groucho e Dylan: Dylan spossato dal lavoro inizia a ritenere addirittura comiche le battute di Groucho, quest'ultimo si inizia a fare filosofico citando massime da libri laburisti, situazione alquanto sperimentale per chi segue Dylan da molto, nonostante le ore opprimenti di lavoro e la prigionia alla scrivania Dylan (come in qualsisia albo) troverà la sua ragazza di turno, una segretaria in fuga mentale dal lavoro e con idee sovversive su come far crollare il sistema, sicuramente una figura bizzarra e piena di un fascino quasi onirico, fatto sta che riesce a coinvolgere Dylan in un attentato al sistema, spingendolo a guardare oltre il suo ruolo da ingranaggio nell'azienda, a puntare a chi sta in cima, ai manager e direttori, in merito appunto avrà un incontro con quest'ultimi, rappresentati come scimmie che si scambiano costosi regali al tavolo delle decisioni e giocano a lanciarsi escrementi.
Struttura e tecniche narrative sono ben studiate, la trama in se non è fitta, ma racconta in modo diretto i drammi all'interno dell'azienda, molto saggio l'uso di metodi più sperimentali nella narrazione, ad esempio verso metà volume sembra che la storia si stia evolvendo nella classica Dylan-way con un mostro da sconfiggere, invece il tutto è un sogno che si conclude con il fatidico "Fine dell'episodio", un buon esempio di meta fumetto (che però su Dylan si era già visto con albi come Morgana), Bilotta si diverte anche a giocare con spazi e inquadrature, in una pagina dà l'illusione che Dylan sia all'aperto in una rigogliosa collinetta, invece quando si alza l'inquadratura cambia, in verità la collinetta era solo un manifesto dentro un centro commerciale.
Stupendo il tratto di Fabrizio De Tommaso (tra le altre cose anche lo stupefacente copertinista di Morgan Lost), uso eccelso di tratteggio e ombre, rende anche molto l'espressività dei personaggi e le tavole più elaborate.
Magnifico esempio della capacità di De Tommaso di tratteggiare le texture.
Consiglio il volume a qualsiasi fan di Dylan, a chi comunque ha già avuto l'occasione di approfondire il Dylan "classico" in modo da apprezzare meglio il cambiamento.

Angolo della citazione: “Non ti sei mai preoccupato per i soldi … ma almeno quando guadagnavi da fame potevamo nutrire dei dubbi”- Groucho

post-it:Vi ricordo che domani, sabato 21 maggio esce in edicola il primo volume di "Tutto Pazienza" inutile che vi ripeta quanto è must sta collana quindi vi rimando all'articolo, e ACCATTATELO.
-Badfacu

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